Dalla fotocamera rotante a quella invisibile
Lo smartphone, nato per telefonare e diventato dispositivo per fotografare e filmare, con il tempo ha riservato sempre più attenzione al volto dell’utente. Le fotocamere frontali, comparse già dai primi anni 2000, hanno accelerato la propria evoluzione con l’inizio del nuovo decennio. Tra le società a capire in fretta le potenzialità dei selfie c’è proprio OPPO. Il brand è stato il primo a integrare fotocamere frontali da 5 e poi da 16 megapixel, con risoluzioni fino ad allora riservate agli obiettivi posteriori. L’attenzione dedicata al set che guarda l’utente è confermata nel 2013, quando il marchio è il primo a lanciare una fotocamera rotante, con la serie N. Nella prima versione il movimento è manuale, poi diventa meccanico. In entrambi i casi, lo stesso obiettivo usato per catturare il mondo si ribalta per ritrarre se stessi. Dietro questa tecnologia c’è un’idea: fronte e retro devono avere pari dignità fotografica. Da allora, l’evoluzione del comparto è andata di pari passo con la rivoluzione del design. I display sempre più ampi hanno richiesto bordi ridotti per contenere le dimensioni complessive dei dispositivi. E le fotocamere hanno dovuto trovare nuovi spazi. Sono state così ospitate da “notch” (le “tacche” di diversa forma che incorporano i sensori) o incastonate in un foro. Oppure sono diventate a scomparsa, emergendo dallo smartphone all’occorrenza, come un mini-periscopio. Sono passati sette anni dalla prima fotocamera rotante, ma l’idea della pari dignità tra il set frontale e quello posteriore continua a essere parte di OPPO. Il Find X2 Pro guarda l’utente con una fotocamera da 32 megapixel. E la ricerca non si ferma. Il gruppo sta lavorando a una camera presente sotto la superficie del display, capace di farsi spazio tra i pixel: niente fori, niente notch, nessun elemento che interrompa la continuità dello schermo. Il futuro della fotocamera frontale è invisibile.
