La tecnologia dalla parte delle donne, per dire no alla violenza

I numeri sulla violenza di genere aiutano a comprendere un fenomeno globale in allarmante crescita. Per combatterla, anche un supporto digitale

 

Prevaricazioni, insulti, minacce fisiche, ritorsioni. Sono gli ingredienti dell’ennesima storia di violenza diffusa dalle pagine di cronaca di casa nostra agli sgoccioli dell’estate. Violenza fermata da una denuncia che ha fatto emergere, però, un autentico dramma nel dramma: quello di un’ottantenne che non ne poteva più di un’esistenza segnata dagli abusi del marito che, si scoprirà, l’aveva maltrattata per ben 50 anni. Dominata dalla paura, la donna aveva tuttavia nel tempo provato a far cambiare traiettoria alla sua vita, allontanando il consorte a più riprese dopo i primi anni di matrimonio. Poi, lo aveva sempre riaccolto in casa «per il bene delle figlie», ha raccontato, finendo per accettare come “normalità” quella spirale di prepotenza stordente.

«Siamo ancora di fronte a un problema strutturale nella nostra società». È questo che emerge nell’ultimo Rapporto Eures su “Femminicidio e volenza di genere” in Italia, che fa registrare nel 2019 dati in ascesa, rispetto all’anno precedente, sul fronte delle denunce per maltrattamenti, stalking, violenza sessuale. Quello familiare è l’ambiente dove viene commessa la maggior parte di questi reati, che si consumano spesso silenziosamente. E dimostra che la violenza non ha luogo, non ha ceto, non ha età.

 

 

L’Istituto di ricerche economiche e sociali svela che tra le mura domestiche, o comunque per mano di partner, mariti e fidanzati, vengono compiuti oltre l’85% dei reati sulle donne. Minacce, abusi psicologici, spesso sopportati a lungo e che possono degenerare fino all’ultimo, definitivo, anello di un’escalation di violenze che, secondo l’Eures, «un’efficace rete di supporto potrebbe invece riuscire ad arginare».

Pensiamo ai numeri del fenomeno durante l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19. Secondo uno studio della Unfpa, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, si è registrato un aumento di casi di violenza del 20% in tutti i 193 stati membri delle Nazioni Unite. In Italia, nel periodo del lockdown, le statistiche ci dicono che i reati sono calati ma femminicidi e violenze domestiche sono proseguiti, e anche adesso la situazione continua a preoccupare. Una significativa parte della popolazione femminile, costretta a trascorrere in casa con il maltrattante il periodo di quarantena, ha avuto difficoltà a chiedere aiuto e sostegno.

 

 

Per questo è aumentato il “sommerso”, come si apprende da un’analisi della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, che ha messo insieme le cifre fornite dalle varie associazioni e centri antiviolenza dedicati, sportelli codice rosa e case rifugio in Italia. Con la fine del lockdown, però, si sono segnalati più episodi rispetto al 2019, con un aumento delle denunce per maltrattamenti, 1.598 casi contro 1.519 dello scorso anno nello stesso periodo.

Ma quali sono le forme di violenza più diffuse nel nostro paese? Prevalentemente si registrano abusi da parte di partner, come si diceva, o ex partner. La più frequente risulta essere la violenza psicologica, oscura e sotterranea, non sempre facilmente distinguibile, che agisce come un veleno instillato quotidianamente a piccole dosi, e che – secondo i dati di D.i.Re (Donne in rete contro la violenza) presentati nel 2018 – è subita da oltre il 73% delle donne; segue quella fisica, per oltre il 60% dei casi, mentre la violenza economica viene esercitata su più del 30% delle donne. E qui si fa chiaro quanto può essere fatale sottovalutare un tema, quello del “potere femminile”, che spesso resta solo uno spento slogan.

 

 

Le disuguaglianze di genere, in particolare nel mondo del lavoro, dove le donne sono ancora fortemente svantaggiate, finiscono per mettere queste ultime in una condizione di disagio anche nella coppia. È a loro, come conferma il report fornito a maggio 2020 da Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione europea, che vengono principalmente affidate le responsabilità familiari, di cura dei figli o dei parenti anziani. Motivo che spesso le spinge a rimanere al di fuori del mercato del lavoro. Non a caso, nei centri di ascolto, gli operatori testimoniano che «in molti casi queste povere donne maltrattate non possono andarsene, hanno paura di denunciare, bloccate anche dalla mancanza di indipendenza economica». Da più parti si invocano dunque “azioni multilivello” per contrastare la violenza di genere: cultura, informazione, educazione al rispetto dell’altro sin da piccolissimi, uguaglianza, sostegno economico, forte presenza delle istituzioni, intervento giudiziario coerente.

 

C’è però un sostegno immediato che a tante donne “invisibili” può arrivare grazie alla tecnologia, schierata accanto a quante sentono minacciata la loro integrità. Per uscire dal silenzio e dalla violenza può dare un contributo l’applicazione mobile Bright Sky, lanciata da Fondazione Vodafone, in collaborazione con CADMI – Casa delle Donne Maltrattate e Polizia di Stato: un mezzo capace di fornire risorse, supporto e strumenti concreti alle donne che subiscono violenza domestica e maltrattamenti. L’app, scaricabile gratuitamente, può essere utilizzata anche da parenti, amici, colleghi di lavoro, associazioni e da tutti coloro che sono vicini a persone di cui conoscono storie di abusi. Sfruttando le potenzialità del digitale, il proprio dispositivo cellulare può facilmente mettere in connessione con chi è abilitato a fornire supporto sul territorio, a livello locale e nazionale.

 

 

«La violenza di genere – dichiara Marinella Soldi, presidente di Fondazione Vodafone Italia – rappresenta una delle massime urgenze in Italia e nel mondo, un fenomeno che colpisce milioni di donne e che dobbiamo contrastare con ogni mezzo possibile». I centri antiviolenza, le forze dell’ordine, le associazioni, sono impegnati quotidianamente in prima linea per sostenere le donne in difficoltà e proteggerle. Oggi, dunque, anche la tecnologia può fare la sua parte e Bright Sky, una delle Apps for Good, le app di Fondazione Vodafone al servizio della comunità, si aggiunge così alla rete di aiuti disponibili a chi ne ha bisogno. La app fornisce anche informazioni sui diversi tipi di violenza perché le donne possano prendere decisioni consapevoli su come gestire la propria situazione. Una possibilità per essere aiutate a comprendere al più presto anche i piccoli segnali di un comportamento pericoloso. E sentirsi sempre meno sole.

Violenza contro le donne: Quanto ne sai?