Inquinare non conviene:
riscaldare casa riducendo costi ed emissioni

Gli impianti domestici producono una quota consistente di CO2 e PM10.
Ecco perché la loro sostenibilità è e sarà decisiva. Per l’ambiente, ma anche per il bilancio familiare

Ogni scelta conta. Gli acquisti, i consumi e le abitudini di una famiglia possono innescare conseguenze di ampia portata, sia positive che negative. A partire dal riscaldamento domestico. Non rappresenta solo la principale fonte di emissioni: ne rappresenta una quota sempre più consistente. Secondo il XIV Rapporto Qualità dell’ambiente urbano dell’Ispra, tra il 2005 e il 2015 le emissioni di PM10 sono diminuite del 19%, passando da 45.403 a 36.712 tonnellate. Una buona notizia. Peccato però che, nello stesso periodo, le emissioni da riscaldamento domestico siano aumentate di un terzo, da 14405 a 21762 tonnellate. Per fare un confronto: la quantità prodotta dal trasporto vale un terzo. Risultato: nel 2005, il riscaldamento rappresentava il 31% delle emissioni complessive. Nel 2015 sfiorava il 60%. Va ancora peggio se si guarda alla CO2. Secondo uno studio dell’Osservatorio Autopromotec del 2017, in cinque città italiane (Milano, Genova, Firenze, Parma e Perugia) l’anidride carbonica prodotta da impianti termici (non solo domestici) vale sei volte quella emessa dai trasporti.

“Una climatizzazione sostenibile diventa decisiva, non solo nelle grandi strutture ma anche nelle singole case”

L’Ispra sottolinea che la controtendenza del riscaldamento domestico (che non riesce a ridurre il proprio impatto a differenza di altri settori) è dovuto anche al “mancato adeguamento tecnologico verso apparecchiature più efficienti”. Un problema che non riguarda solo l’ambiente, perché incide “sul benessere e sulla salute degli abitanti”, anche a causa di una “inadeguata gestione e manutenzione” degli impianti. Senza dimenticare anche un altro tipo di “benessere”, quello economico.
A maggiori consumi ed emissioni, infatti, corrispondono maggiori spese. Da questo punto di vista, quindi, l’acquisto di pompe di calore evolute può essere un vero e proprio investimento, perché rientrerebbe grazie ai minori costi in bolletta.

“Per limitare la propria impronta ambientale non serve rinunciare al comfort. A fare la differenza sono le nostre scelte”

Ad esempio: Altherma 3 H HT, top di gamma di Daikin, ha una classe energetica A+++. Rispetto a una caldaia a metano di classe A, taglia tre quarti delle emissioni di CO2 e il 60% della bolletta. Un beneficio che corrisponde a piantare oltre cinquanta alberi. Le spese per consumi variano in base a una serie di fattori, dalle dimensioni degli ambienti alle abitudini di chi li abita. Ma trasformare le percentuali in euro potrebbe essere utile per dare un’idea dell’impatto: i 3200 kg di CO2 prodotti ogni anno da una caldaia corrispondono a una spesa di 1830 euro. Con la pompa di calore Altherma 3 H HT se ne sborserebbero soltanto 740. Per avere una riduzione significativa di costi ed emissioni, non è necessario un confronto con caldaie vecchie e poco efficienti. La differenza si fa sentire anche nei confronti di pompe di calore standard di classe energetica elevata (A++). Un solo “più” vale infatti il 20% di emissioni e di costi. Si passerebbe quindi da 1.000 kg di CO2 e una bolletta da 920 euro l’anno a 800 kg di anidride carbonica, con un risparmio di 180 euro.

Quando si parla di sostenibilità, incidono diversi elementi. Conta il tipo di alimentazione. Una pompa di calore utilizza solo elettricità. Non genera quindi combustione ed emissioni inquinanti tipiche degli impianti a gas. In Italia, inoltre, l’energia elettrica è prodotta per il 39% da fonti rinnovabili. Conta l’evoluzione tecnologica, che deve assicurare uno sfruttamento efficiente del calore naturalmente presente nell’aria esterna per riscaldare l’abitazione E contano molto le abitudini degli utenti, che possono migliorare anche grazie al digitale: una casa efficiente è spesso una casa connessa. Questo principio vale anche per i sistemi di riscaldamento e raffreddamento. Avere una pompa di calore collegata a un’App permette di gestire meglio i consumi, di sfruttare i comandi vocali, di ridurre gli sprechi. Per limitare la propria “impronta ambientale”, quindi, non serve rinunciare al comfort. A fare la differenza (per il clima ma anche per il benessere e le tasche) sono le nostre scelte.