Mappa Tortolì
Caritas parrocchiale di San Michele
Via Filippo Nicolai, Caprarola VT, Italia
All’interno del tessuto urbano delle città spesso regnano indifferenza e anonimato. Ma c’è un Paese che testimonia condivisione e fraternità
C’è un Paese che non chiude gli occhi o si volta dall’altra parte. È l’Italia delle opere quotidiane e silenziose, delle persone che non si arrendono all’egoismo e all’insoddisfazione che sembrano prevalere in questi tempi incerti. Persone che si oppongono, con i fatti, all’idea che il nostro sia un mondo descritto come quasi in rovina. Ci sono centinaia di storie che meritano allora di essere scoperte, fatte di grandi valori e massima concretezza, rese possibili da una comunità che si mette in gioco aprendosi agli altri con la forza dei sentimenti, nella solidarietà, nell’ascolto. Gesti di “ordinaria straordinarietà”, che permettono di superare piccoli e grandi problemi ed elaborare soluzioni tangibili per affrontare i tanti ostacoli che la vita propone. Questa è l’Italia dei “Progetti realizzati”, che esiste, eccome, e si fonda sull’impegno di tanti, anche grazie a coloro che hanno destinato in questi anni l’8xmille alla Chiesa cattolica. Un gesto semplice e gratuito, che ha reso possibile attivare importanti opere nelle nostre città e in luoghi più lontani.
C’è una storia che racconta molto bene la forza della progettualità nei nostri territori: prende forma a Caprarola, in provincia di Viterbo, dove i ragazzi disabili scoprono la bellezza di vivere liberi da pregiudizi e barriere. Qui la Caritas parrocchiale di San Michele, in diocesi di Civita Castellana, ha avviato nel 2016 un programma di accoglienza per giovani con disabilità cognitiva e psichiatrica. Ragazzi, ma non di rado anche adulti, alle prese con le difficoltà di un quotidiano fatto di solitudine, problemi economici. Il parroco, don Mimmo Ricci, racconta: «Da sempre eravamo a contatto con situazioni di grande difficoltà di tante famiglie che si prendevano cura dei loro cari disabili, accuditi 24 ore su 24». Don Mimmo ha messo a disposizione alcuni spazi accanto alla chiesa per realizzare il primo laboratorio ricreativo.
Oggi, il centro diurno accoglie 12 giovani con disabilità eterogenee, dalla sindrome di Down a forme di autismo, e li accompagna sul piano psico-emotivo, riabilitativo e relazionale attraverso attività e laboratori in sede e con visite a musei, parchi e fattorie didattiche. Ad assisterli, la psicologa Erika Polidori con Laura Bruziches, terapista della riabilitazione psichiatrica, e 5 volontarie. Il centro, dopo un’ampia ristrutturazione, dà spazio a diverse attività, tra cui pittura e musicoterapia. Le uscite e le gite, quanto mai preziose e dirompenti nella quotidianità degli ospiti, si sono aggiunte come un tassello importantissimo per sperimentare percorsi di autonomia.
«Ogni giorno con i ragazzi si vive un’avventura di cui non potevamo comprendere la portata quando abbiamo accolto l’idea della Caritas – racconta Erika Polidori –. Ricordo la prima volta che siamo andati in vacanza tutti insieme. Per alcuni, anche ben più che maggiorenni, era la prima esperienza fuori dalle mura domestiche. Per loro emozionante, per noi illuminante». Le famiglie, come quella di Nicoletta, una mamma che ammette di essersi avvicinata al progetto con un po’ di scetticismo per poi esserne conquistata, adesso si affidano con speranza. «Il nostro è diventato anche un gruppo di supporto e psicoeducazione parentale», dice Erika. Santino, giovane ospite della struttura, racconta quanto sia importante essere lì: «Mi diverto, scherzo, vado in giro». «La gioia dei loro occhi di fronte a novità mai sperimentate è indescrivibile – conclude la psicologa –. “Andiamo al centro diurno” dicono oggi ai genitori, sollevati, felici per i figli, e non più soli. Ora abbiamo richieste in lista d’attesa. A Caprarola è la nuova normalità».
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Mappa Tortolì
Caritas parrocchiale di San Michele
Via Filippo Nicolai, Caprarola VT, Italia
Sentirsi come a casa è di nuovo possibile anche per chi pensa di essere stato dimenticato da tutti. Lo prova un altro progetto, ancora una storia di grande umanità: a Caserta c’è una dimora che dà un letto e un pasto caldo a chi ha perso tutto. Si chiama Casa Emmaus, le cui porte sono aperte 365 giorni all’anno. Qui ci sono 25 posti letto e una mensa che fornisce agli ospiti colazione e cena. Voluta dal vescovo di Caserta monsignor Giovanni D’Alise, acquistata grazie ai fondi 8xmille, la Casa è stata inaugurata nell’ottobre 2017. All’interno sala da pranzo, bagni, stanze comuni e un giardino di cui tutti gli ospiti imparano ad essere responsabili. «Accoglie gli scartati, è la casa della tenerezza di Dio – spiega don Antonello Giannotti, direttore della Caritas diocesana e parroco del Buon Pastore –. Tantissimi dormono all’addiaccio di notte a Caserta, nella zona della stazione e in tutta la città: sono in costante aumento e le strutture per i senza dimora non bastano, specie nei mesi freddi».
Luca, ospite, racconta: «Senza di loro non ce l’avrei fatta. Oggi sarebbe tutto più difficile. Invece, eccomi qui». Anche Biagio, che ha dormito spesso all’aperto, al freddo, è riuscito a resistere grazie al conforto e al riparo che ha ricevuto nella struttura. Annamaria, responsabile dell’accoglienza di Casa Emmaus, dice: «Erano anni che con altri volontari e responsabili Caritas ci davamo da fare per gli amici che vivono in strada. Li seguivamo, ma non avevamo una casa tutta nostra dove accoglierli. Quando don Antonello ci ha detto che con i fondi dell’8xmille si sarebbe potuto finanziare l’acquisto di un alloggio, si è aperta una possibilità più concreta di aiuto ai bisognosi». Le firme hanno significato mezzi e porte aperte per circa 60 persone ospitate da novembre 2017, accolte da una trentina di volontari che prestano servizio ogni giorno. Oltre un anno fa la Caritas diocesana ha aperto anche Casa Laudato Sì, in via San Carlo, oltre al centro Tenda di Abramo in via Paolo Borsellino. I cittadini rispondono con generosità, donando tempo, abiti e coperte. Una risposta forte, la migliore, contro l’indifferenza e l’egoismo.
Casa Emmaus
Via Paolo Borsellino, Caserta CE, Italia
Ogni firma per la solidarietà si è trasformata anche a Piacenza, nei pressi della Cattedrale, in un progetto realizzato a favore di fasce debolissime della società. È la Mensa della Fraternità di via San Vincenzo, una mano tesa a quanti sono a rischio di esclusione sociale in una realtà che la crisi economica ha colpito duramente, lasciando senza risorse anche famiglie un tempo serene. Secondo il rapporto “Coraggio, alzati!” 2018 della Chiesa emiliana, il 22 per cento di chi ha ricevuto un piatto caldo alla mensa piacentina non si era mai rivolto prima alla Caritas. Aumentano i nuovi poveri, i licenziati, separati, precari con uno stipendio che non basta ad arrivare a fine mese. La mensa, sostenuta con 28.500 euro dell’8xmille, è un’opera-segno diocesana al servizio dell’intera città: nel 1986 nasce la refezione diurna, mentre nel 2010 apre la mensa serale. Sono circa 100 i pasti al giorno distribuiti, accanto all’offerta di un servizio docce, fornitura di indumenti intimi, servizio di barbierato e sportello di orientamento sanitario. «Assieme al Centro d’ascolto, la mensa non è solo distribuzione pasti – spiega Francesco Millione, membro del consiglio Caritas – ma accoglienza che mira a restituire valore e competenze ad ogni persona umana».
Marco, responsabile della mensa, dice: «Grazie all’8xmille e grazie agli innumerevoli volontari siamo riusciti a tenere aperta la struttura tutti i giorni dell’anno, anche festivi, mattina e sera». Luigi è proprio uno dei 253 volontari impiegati sui vari servizi. «La mia storia è iniziata 7 anni fa – racconta -. Avevo perso il lavoro e ho visto con i miei occhi cosa significa essere aiutati quando si ha bisogno. Qui non manca niente e c’è tanta dignità. Mi sono dedicato al volontariato come ricompensa per quanto ricevuto». Gli fa eco Monica, un’altra volontaria: «Le persone che arrivano hanno bisogno di sentirsi accolte, cercano un sorriso, un incoraggiamento. Come si fa a negare una cosa del genere a chi è meno fortunato? E sono io a ringraziare. Per il mio cuore è una cura».
Mensa della Fraternità
Via San Vincenzo, Piacenza, PC, Italia