Il Paese dei Progetti Realizzati

L’8xmille alla Chiesa Cattolica ha permesso di sostenere migliaia di progetti e restituire nuove possibilità a chi è meno fortunato. Un piccolo gesto, una firma, che fa rinascere a nuova vita. In un momento della nostra storia in cui sembra più facile chiudersi agli altri, l’Italia mostra invece il suo volto solidale e coraggioso, capace di proteggere i più deboli e chi ha bisogno

È un terreno fragile quello che ci sembra di sentire sotto i piedi da un po’ di tempo a questa parte. Si osserva un mondo che sembra appassire tra indifferenza, sentimenti sterili, calcoli politici. Si vanno alzando muri e barriere ovunque, quasi un invito a dimenticare di andare incontro agli altri per condividere i pesi e le difficoltà. Intorno a noi cogliamo segni che parlano di sfilacciamento sociale, di sofferenza, confusione, sospetto, e tratteggiano un Paese che diventa più povero, più insicuro. Si finisce per perdere l’orientamento, mentre il cuore si blinda. Ma se ci fermiamo a guardare attentamente, raccogliamo testimonianze che ci raccontano anche tutta un’altra realtà, fatta di azioni concrete che ogni giorno impediscono alla sfiducia di prevalere. Gesti che esprimono una cultura fatta di vicinanza, partecipazione, e descrivono un’Italia capace di ascoltare davvero chi ha bisogno di ritrovare dignità e rispetto. È “il Paese dei Progetti Realizzati”, che alimentano la fiamma della speranza in tante realtà sostenute dall’8xmille alla Chiesa Cattolica.


È un Paese fatto di persone che si impegnano, dove l’essere umano viene prima di tutto

«In Italia c’è un Paese efficiente, generoso, solidale, a volte creativo e coraggioso», spiega Matteo Calabresi, responsabile del Servizio Promozione per il Sostegno Economico alla Chiesa cattolica della Cei, la Conferenza episcopale italiana. «È un Paese fatto di persone che si impegnano – continua Calabresi – e dove l’essere umano viene prima di tutto. Un Paese silenzioso ed efficace, che è punto di riferimento per tanti nei nostri territori e nelle nostre città». Grazie alle loro firme, i contribuenti che scelgono di destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica hanno concorso a creare tanti progetti che sono a un passo da noi e in Paesi lontani: migliaia di interventi che si possono scoprire momento per momento, luogo per luogo, attraverso la mappa che in trasparenza racconta ogni gesto. Esempi che ci mostrano, come sottolinea don Ivan Maffei della Cei, «il Paese reale, quello che vive della disponibilità di mettersi in gioco, fatto di persone pronte ad aiutare e a farsi aiutare, nel dono della reciprocità».

A Tortolì nessuna periferia è lontana

È la storia di un “progetto realizzato” quella di Tortolì, in provincia di Nuoro, dove la Caritas diocesana ha messo in campo sostegno a famiglie e piccoli imprenditori, attraverso fondi destinati al microcredito e all’aiuto alimentare. Un’azione integrata importante per fronteggiare l’emergenza sociale in un territorio colpito da impoverimento e boom dei licenziamenti. «L’8xmille ci ha permesso di dare risposte a tante richieste – racconta don Giorgio Piero Cabras, direttore della Caritas diocesana. Abbiamo ascoltato imprenditori in difficoltà, famiglie in ristrettezze economiche e permesso ad aziende di avviare un’attività o riprendere il loro normale percorso di lavoro, con la possibilità di acquistare le attrezzature». Attrezzature sì, ma anche piccoli allevamenti ovini, come è accaduto a diversi pastori che hanno beneficiato del microcredito. Alessandro è uno di loro.

«Con la crisi economica che ci ha travolti non sapevo cosa fare, dove andare». «La Caritas e don Giorgio mi hanno dato questa possibilità: ho comprato una ventina di pecore e ora ho una ragione di vita». Ad oggi si contano 95 richieste di microcredito con il 90% di capitale restituito, 500mila euro investiti e 74 famiglie aiutate.

Mappa Tortolì

Caritas diocesana
Via Monsignor Virgilio, Tortolì, OG, Italia

Ed è sempre nello stesso centro del Nuorese che un gruppo di 50 volontari di tutte le età, coordinati da un operatore e 3 suore, accoglie con amore ogni giorno chiunque venga a bussare alla porta della mensa, inaugurata nel 2015, che serve 20mila pasti in un anno e consegna anche vitto a domicilio. Gisella, Maria, Celide, dopo una vita dedicata al lavoro, hanno deciso di mettersi a disposizione degli altri. Un impegno che attenua anche il peso dei propri anni. «Siamo una bella squadra – dicono. Quando arrivano gli ospiti ci regalano tanti sorrisi e questo ci rende felici. Le ore che passiamo qui ci fanno un gran bene al cuore».

A Padulle la rete di aiuto comincia a tavola

C’è un’altra storia che racconta l’Italia della partecipazione, della vicinanza, della cura dell’altro, dei “progetti realizzati”. Si compie in provincia di Bologna, a Padulle, dove è nato un programma di recupero delle eccedenze alimentari che dà sostegno a famiglie in grande povertà. La parrocchia di Santa Maria Assunta è il crocevia della “Dispensa solidale”, il progetto della Caritas di Bologna realizzato con 190mila euro dall’8xmille condiviso con parrocchie, istituzioni e associazioni di alcuni Comuni come Calderara di Reno, Sala Bolognese, San Giovanni in Persiceto. Un’area ad alta presenza di giovani famiglie, per le case accessibili e ben collegate a Bologna ed hinterland. Crisi economica e tagli occupazionali hanno però moltiplicato le richieste d’aiuto agli sportelli sociali.

«I disagi del post terremoto del 2012 e l’onda lunga della crisi economica si è sentita anche in questi luoghi che avevano una tradizione di ricchezza – racconta don Paolo Marabini. Sono aumentati i lavori precari, i licenziamenti, i fallimenti delle aziende». La Dispensa solidale, andata a regime nel 2016, è stata una boccata d’ossigeno per tanti, con quasi 26mila i pasti distribuiti. Alessandra, cooordinatrice del servizio, spiega che la Dispensa nasce col recupero di eccedenze alimentari presso le mense aziendali e di prodotti freschi dai supermercati e dalla grande distribuzione. «Il cibo viene porzionato in un laboratorio e distribuito a domicilio alle famiglie in situazione di necessità». Irene, tra le fruitrici del servizio, dice «ci sono persone che pensano di essere sole al mondo, ma non è così». E il suo volto si illumina, mentre racconta di aver trovato il sostegno e l’ascolto di cui aveva bisogno.

Santa Maria Assunta
Padulle, Via della Pace, Sala Bolognese, BO, Italia

A Roma, un modello virtuoso di scuola materna

A Roma, in zona Aurelio, c’è un asilo dove i bambini di tutto il mondo imparano a giocare e a crescere insieme. Qui in 30 anni ne sono passati un migliaio da oltre 50 Paesi. È “Il piccolo mondo aperto”, un altro esempio di “progetto realizzato”, che dà grande conforto alle famiglie in difficoltà e dove l’integrazione non è un concetto astratto ma si impara facilmente osservando proprio i più piccoli.

L’asilo nido della Caritas diocesana, grazie a 100mila euro provenienti dall’8xmille, dà la possibilità a molti bambini di usufruire della casa e del giardino delle suore della Provvidenza con mensa e orario che dalle 7.30 del mattino si estende fino alle 18.30. Una differenza preziosa per chi lavora, cerca un impiego o non ha ancora la residenza, rispetto agli asili comunali che chiudono alle 16. La responsabile, Simona Liberatori, psicologa dell’età evolutiva, racconta che «i genitori arrivano per lo più dai centri ascolto Caritas o dai servizi sociali», ma c’è un 20% di richieste da parte di famiglie italiane non problematiche che scelgono un nido interculturale. Giulia, ad esempio, è una giovane mamma felice di mandare i due suoi bambini in questo asilo multietnico «per farli avvicinare a un mondo reale, quello di oggi». Nel tempo è stato possibile aprire anche uno “Spazio mamme”, uno luogo di sostegno alla genitorialità per chi, italiana o straniera, rischia di vivere la maternità in solitudine.

Scuola materna “Il Piccolo Mondo”
Via Gregorio IX,4,Roma RM,Italia

Attualmente sono 72 i bambini accolti in età da 0 a 36 mesi, 70 i genitori partecipanti ai laboratori e ai gruppi di incontro e 100 circa le famiglie assistite o aiutate anche economicamente. Le 7 educatrici e le 20 volontarie e l’ostetrica sono impegnate nell’insegnare tecniche mediche e emotive per capire pianti e richieste dei bimbi e nel decifrare segnali di depressione post partum o eventuali violenze in famiglia. «Proviamo a costruire stabilità per bambini e genitori», conclude Simona Liberatori. Una risposta concreta ai bisogni dei nuclei familiari. Un caldo abbraccio, per grandi e piccoli.