
Connessa non basta: la casa deve essere intelligente. Smartphone e pc, ormai da tempo, hanno smesso di essere i soli dispositivi evoluti con i quali abbiamo a che fare. È la proliferazione della Internet of Things: a comunicare (con l’uomo ma anche tra loro) sono gli oggetti. La smart home è un luogo capace di funzionare in parziale o totale autonomia, con l’obiettivo di risparmiare energia, ridurre l’impatto ambientale e migliorare il comfort di chi lo abita. È vero, quindi, che non c’è casa intelligente senza tecnologia. Eppure, non è sufficiente la tecnologia per rendere una casa intelligente.
Spesso le parole “risparmio” e “sostenibilità” sono lette in antitesi al “comfort”, quindi come rinunce. In realtà, molti dispositivi della casa intelligente ribaltano questa prospettiva: tracciano i consumi, si adattano alle abitudini degli utenti e tagliano gli sprechi. È merito di sensori in grado di catturare i dati e di sistemi d’analisi capaci di comprenderli. Ridurre i consumi vuol dire diminuire la nostra “impronta ecologica”, cioè l’impatto sull’ambiente.
Concorrono a definirla l’acquisto di elettrodomestici di classe energetica elevata, la manutenzione degli impianti, l’isolamento dell’abitazione, la gestione dei rifiuti, il regime alimentare. Installare pannelli fotovoltaici contribuisce a produrre e consumare energia pulita. Anche optare per un’auto elettrica, che si ricarica da colonnine pubbliche o con l’elettricità casalinga, sfuma l’impronta. Le scelte, quindi, fanno la differenza. Ma funzionano soltanto se accompagnate da abitudini corrette. Una casa intelligente serve proprio a questo: capire dove si generano gli sprechi è una guida verso comportamenti virtuosi per il bilancio familiare e per l’ambiente.
I dispositivi più evoluti non si limitano però a mappare le spese: gestiscono e – in alcuni casi – predicono il comportamento corretto.
È il caso dei termostati intelligenti. Una parte consistente della bolletta, specie d’inverno, passa dal riscaldamento. Nei sistemi tradizionali si può impostare la temperatura, accendere manualmente o secondo orari fissati. Tutto questo è possibile anche con i termostati smart, che però aggiungono altre funzionalità: possono essere attivati e disattivati dallo smartphone. In modo, ad esempio, da trovare la casa calda quando si parte dall’ufficio, senza gli sprechi di un orario pre-impostato (e se poi spunta un impegno improvviso?).
Il 41%
degli italiani possiede almeno un oggetto intelligente
Nella casa del futuro il termostato ha un ruolo attivo: sceglie la temperatura preferita dagli utenti, si adatta alle condizioni esterne e all’isolamento dell’abitazione, traccia la posizione dello smartphone e si accende quando il dispositivo si avvicina. E con l’installazione di valvole intelligenti, ciascun calorifero ha una “sentinella digitale” che lo controlla, permettendo di differenziare il consumo delle singole stanze. Il risultato: sprechi limitati e una sforbiciata alla bolletta che può arrivare al 25 per cento l’anno.
Il riscaldamento è soltanto uno degli esempi possibili. La domotica, cioè l’applicazione dell’automazione alla casa, si nutre spesso di elettricità. E se i dispositivi familiari si stanno moltiplicando, si stanno anche evolvendo i sistemi per comprimere gli sprechi (e le spese).
Il principio di un impianto elettrico smart è simile a quello del termostato intelligente: la casa è vista attraverso la lente dei dati.
E da questa prospettiva ha un aspetto diverso: si notano gli elettrodomestici che succhiano più energia (colpa della lavatrice, del frigo o del frullatore?) e si può capire come minimizzare il loro impatto. Anche l’illuminazione può essere gestita in automatico, abbassando o spegnendo le lampadine quando nella stanza non c’è nessuno. L’impianto si adatta alla luce naturale, regola temperatura e colore di quella artificiale per migliorare il benessere: leggere un libro e guardare un film richiedono condizioni molto diverse. Se poi il padrone di casa volesse riprendere il controllo, basterebbe un “tap” sul display dello smartphone o un comando vocale. Anche in questo caso, quindi, il risparmio (economico – stimato in un 15 per cento – e ambientale) e il comfort procedono a braccetto. Soluzioni come questa, un tempo costose, hanno ormai prezzi accessibili. E, anche grazie ai risparmi prodotti dalle più efficienti lampadine a Led, sono un “investimento” che si ripaga in poco tempo.
La smart home non è più una nicchia: il 41 per cento degli italiani possiede almeno un oggetto intelligente. E il mercato nazionale nel 2018 ha raggiunto – secondo l’Osservatorio Internet of Things del Politecnico di Milano – i 380 milioni di euro. con un tasso di crescita del 52 per cento. L’interesse degli italiani si è concentrato sulle soluzioni per la sicurezza, come le telecamere connesse: valgono 130 milioni di euro, pari al 35 per cento del mercato. Seguono gli smart speaker elettrodomestici connessi, termostati e condizionatori smart. In forte crescita anche le soluzioni per gestire l’illuminazione.
gli smart speaker installati nel mondo passeranno da 207 milioni nel 2019 a 500 milioni nel 2023
I ritmi di crescita elevati raccontano un mercato italiano tutt’altro che saturo. Che, per di più, rappresenta soltanto un frammento di quello globale: secondo Zion Market Research, nel 2022 la smart home dovrebbe valere 53,4 miliardi di dollari. Le potenzialità sono elevate, non soltanto dal punto di vista economico: secondo l’analisi del Politecnico di Milano, appena il 58 per cento di chi possiede un oggetto connesso usa le funzionalità più avanzate. In parte, quindi, l’evoluzione della smart home passa da una maggiore familiarità con soluzioni già disponibili. Grazie all’intelligenza artificiale, l’intervento manuale sarà raro: energia ed elettrodomestici saranno sempre più autonomi e personalizzabili. E se proprio sarà necessaria una gestione umana, il comando non passerà dalle dita ma dalla voce.