Decarbonizzazione e “new normal”: come uscire dalla crisi (anche) attraverso la green economy

Con il lockdown la natura ha ripreso i suoi spazi. E l’inquinamento si è ridotto in varie parti del mondo. Un segnale concreto di quanto l’azione dell’uomo influisca sul benessere del pianeta. E di come la sostenibilità sia l’unica via da scegliere per costruire un futuro migliore

L’anatra con gli anatroccoli al seguito che sgambetta nel centro di Torino. I cervi per le strade di Nara, in Giappone. I delfini nelle acque del porto di Cagliari. Gli opossum a spasso con i cuccioli nei vicoli di Neva, in Colombia. E ancora: il puma avvistato tra le vie deserte di Santiago del Cile, la colonia di pinguini che attraversa le strade di Cape Town, le scimmie che invadono le città-fantasma in Thailandia. Situazioni impensabili, fino a qualche settimana fa, trasformate in scene di vita quotidiana nel momento in cui la natura, complice il lockdown quasi globale, ha cominciato a riprendersi i suoi spazi.


Cervo nella città di Nara, Giappone

È bastato che l’emergenza Coronavirus costringesse al coprifuoco buona parte della popolazione mondiale perché la Terra trovasse un nuovo equilibrio. Poche le auto nelle strade, molte le fabbriche chiuse temporaneamente. Meno smog, più aria pulita. Con l’essere umano costretto a interrogarsi su quanto effettivamente influiscano, le sue azioni, sul benessere del pianeta. Sulla flora e sulla fauna. Sulla qualità dell’acqua e dell’aria. Più in generale, sulla salute e il futuro del mondo.
I numeri parlano da soli. Secondo una ricerca del finlandese Centre for Research on Energy and Clean Air (CREA), le misure di lockdown recentemente applicate hanno ridotto sensibilmente l’inquinamento in tutta Europa. Ad aprile non solo il biossido di azoto (NO2) presente nell’aria è diminuito di circa il 40% (43% in Italia) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ma anche il livello di particolato è calato del 10% (5% nello Stivale). Le conseguenze? Non di poco conto se, come i dati testimoniano, è stata evitata la morte per smog ad 11.000 persone nel Vecchio Continente, di cui 1.500 solo in Italia.


Roma, città deserta durante il lockdown

Che il lockdown abbia fatto bene alla salute del pianeta è stato confermato anche in altre parti del mondo, non soltanto in Europa. Negli Emirati Arabi Uniti, ad esempio, i livelli di biossido di azoto nell’aria hanno registrato una diminuzione del 30 per cento tra febbraio e aprile, come attestato dal Ministero del Cambiamento Climatico e dell’Ambiente del Paese mediorientale. E la stessa riduzione, in termini percentuali, è stata riscontrata anche in varie città canadesi, tra cui Toronto e Montréal, dimostrando gli effetti positivi per l’ambiente dovuti al drastico calo degli spostamenti e al taglio della produzione industriale.
È successo, insomma, quello che il giornalista e scrittore americano Alan Weisman aveva descritto tra le pagine del libro “Il mondo senza di noi”. Un saggio scientifico, diventato in poco tempo un best seller internazionale – nel 2007 è stato eletto da Time miglior libro dell’anno nel genere non-fiction – in cui si racconta come la natura riprenderebbe il controllo del pianeta se l’essere umano, all’improvviso, scomparisse per un’epidemia o una catastrofe. Un’ipotesi allora apocalittica e che oggi, invece, sembra quasi una profezia.



Toronto e Montréal

Ma cosa succederà ora che le misure di lockdown, in varie parti del mondo, si stanno a poco a poco allentando? Adesso che l’emergenza legata al Coronavirus, perlomeno in alcuni Paesi, è sempre più sotto controllo? Le varie economie nazionali sono state messe a dura prova dalla pandemia ma, come ha sottolineato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, limitarsi a ripristinare lo status quo precedente la crisi sarebbe controproducente. A poco varrebbero i sacrifici fatti se non si approfittasse della situazione per ricominciare con un approccio diverso e più sostenibile. «Siamo in grado di battere il virus, di affrontare i cambiamenti climatici e di creare nuovi posti di lavoro attraverso azioni che ci portino da una “grey economy” a una “green economy” – ha spiegato Guterres –. Molte aziende ci stanno mostrando che è possibile e profittevole adottare piani sostenibili per ridurre le emissioni anche in tempi difficili come questi. Stanno dimostrando ai legislatori che la crescita green rimane la miglior strategia di sviluppo». Uscire dalla crisi aiutando al contempo il pianeta, insomma, è possibile.
È in quest’ottica che, lo scorso maggio, 155 aziende con una capitalizzazione di mercato complessiva di oltre 2,4 trilioni di dollari e rappresentanti di oltre 5 milioni di dipendenti, hanno sottoscritto una dichiarazione in cui esortano i governi di tutto il mondo ad allineare i loro aiuti economici con gli obiettivi di sviluppo sostenibile in ambito climatico. Tra i soggetti firmatari – si tratta di aziende che aderiscono a Science Based Target, l’iniziativa promossa da Global Carbon Disclosure Project (CDP), UN Global Compact (UNGC), World Resource Institute (WRI) e WWF per aiutare la transizione verso un’economia industriale a basse emissioni di carbonio – c’è anche Enel, che ha aderito con la firma del suo amministratore delegato, Francesco Starace.

Non si tratta, però, dell’unica iniziativa green cui la multinazionale dell’energia elettrica ha scelto di aderire. Enel, infatti, è anche una delle 110 imprese che, lo scorso maggio, hanno sottoscritto il Manifesto “Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal per l’Italia”, promosso da Fondazione Sviluppo Sostenibile. Lo scopo del documento? Sollecitare misure, a livello nazionale ed europeo, che rendano le società, i sistemi sanitari e l’economia più resilienti nei confronti delle pandemie. E che, in parallelo, permettano di “affrontare la grande crisi climatica alimentata da un modello di economia lineare ad elevato consumo di energia fossile e spreco di risorse”.
Si va, insomma, verso un’economia avanzata, decarbonizzata e circolare. Dove vengano valorizzate le buone pratiche in cui l’Italia già eccelle come il riciclo dei rifiuti, l’efficienza energetica, l’uso delle fonti rinnovabili e l’agricoltura sostenibile. Gli Accordi di Parigi del 2015, in questo, erano stati chiari: l’aumento di temperatura media del pianeta non deve essere superiore ai 2° C rispetto ai livelli preindustriali, pena una catastrofe ambientale. Enel, da questo punto di vista, si è già impegnata a ridurre del 70% le emissioni di gas a effetto serra, responsabili del surriscaldamento climatico, entro il 2030. Le stesse emissioni che, entro il 2050, la comunità internazionale dovrà completamente azzerare, come ribadito nel Manifesto d’Assisi, promosso da Symbola e sottoscritto anche da Starace. Un insieme di linee di indirizzo, queste, per affrontare la sfida della crisi climatica, con l’obiettivo di creare un’economia che sia davvero a misura d’uomo.

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